Casa Araujo Alvarez, le ville nobiliari portoghesi.
Casa Araujo Alvarez fa parte di un circuito di ville nobiliari portoghesi che raccontano la vita nello Stato del Goa prima dell’annessione all’India.
Venire qui e non visitare le antiche dimore coloniali è un errore da segnare in rosso, come faceva il mio maestro delle elementari.
Quasi quattro secoli di dominazione Portoghese hanno influenzato il modo di vivere dell’Indiano di Goa che differisce dagli altri Stati per quella che io chiamo “attitudine latina”.
Se ne vedono tante di ville Portoghesi in giro ma poche resistono all’usura del tempo perché i costi di manutenzione sono altissimi. Sull’isola di Divar, un tempo luogo di villeggiatura della nobiltà locale, è facile imbattersi in magnifiche ville private dai colori sgargianti, ne ho scritto qui.
La mia amica Carol, quella della Goa Dog Foundation, che vive in una di queste dimore, mi ha spiegato i dettagli dei costi e sono rimasta senza parole.
E così qualcuno ha deciso di aprire le case più prestigiose al pubblico facendo pagare l’ingresso per tamponare le spese.
Una di queste è Casa Araujo Alvarez, a Loutolim, che risale alla fine del 1700.
Proprio a fianco di Casa Araujo Alvarez si trova Big Foot, un museo a misura di bambini che racconta della Goa ancestrale. Qui si paga anche il biglietto di ingresso per accedere alla villa, 100 rupie.
Benvenuti a Casa Araujo Alvarez
Verrete accolti da una guarda all’ingresso che controllerà se avete con voi video camere o macchine fotografiche. In questo caso è previsto un supplemento di circa 20/30 rupie.
La visita standard è organizzata da simpatiche guide locali con l’ausilio di un audio sparato ad altissimo volume, sia in Inglese che in Hindi.
In alternativa, le guide sono disponibili per un tour guidato da loro, ma sempre in Inglese.
Appena varcato l’ingresso vi ritroverete catapultati indietro di tre secoli. Finalmente ho visto con i miei occhi quelle che un tempo erano chiamate le toilette con il maiale, se volete approfondire ne ho scritto in questo post.
Proprio di fronte le sedute, una serie di specchi deformanti che di certo non aiutano. Pare che i Portoghesi fossero molto spiritosi.
C’è una cappella privata ma anche un’incredibile collezione di Ganesha; la stanza dei giochi dei bambini ancora intatta, la cucina con tanto di forno dove venivano cotte le torte per le feste di compleanno nonchè il prototipo di quello che adesso è l’impermeabile.
Una targa lungo le pareti documenta anche la visita ufficiale di Papa Paolo Giovanni II.