Finalmente ritorno a Goa
Oggi ritorno a Goa con uno spirito diverso. Stavolta so che resterò sei mesi, tanti il visto me ne consente, e che dovrò cercare casa per tentare di ammortizzare le spese.
Goa, Novembre 2017
Prima sorpresa in aeroporto, la fila al pre paid taxi è lunghissima e non si muove. Che è successo? E’ sabato pomeriggio, la stagione turistica è appena iniziata ed i taxi sono tutti in giro ad accompagnare i turisti.
Bisogna aspettare che tornino. Per arrivare a Vagator in autobus ne devo cambiare tre e prendere comunque un taxi alla fine. Panico, non mi era mai capitato.
Dal vetro degli arrivi vedo una serie di mani che fanno cenno di avvicinarmi, so che sono i tassisti non ufficiali e che costerà troppo.
Ma ci provo, dal vetro, senza uscire. Il poliziotto alla porta mi ricorda che se esco non rientro più.
Non voglio perdere il mio posto in fila che nel frattempo si allunga a dismisura.
La tariffa pubblica per la mia destinazione è di 1400 rupie, me ne chiedono duemila, forti della mia disperazione.
Io invoco Ganesha che corre in soccorso nelle vesti di un giovane indiano di bella presenza e buon inglese che mi propone di dividere la corsa in due, mille rupie l’uno. Affare fatto, si va.
Lui si ferma a Calangute, poi proseguiamo per Vagator.
Per il mio ritorno a Goa ho previsto di soggiornare all’inizio nella mia solita Guesthouse dove Julia mi aspetta a braccia aperte. E anche il ristorante tibetano all’angolo, tutti mi fanno una gran festa.

Shalom Guesthouse e Moonlight restaurant
Il ristorante si chiama Moonlight e se vi dovesse capitare di venire da queste parti dovete provarlo assolutamente. Atmosfera informale, cibo delizioso e prezzi bassi.
Ogni mattina la signora che lo gestisce fa la puja davanti la foto del Dalai Lama. Mi ha insegnato un sacco di cose sul Tibet, è una fonte infinita di informazioni.
Mi ha spiegato che i buddisti Tibetani mangiano carne rossa perchè altrimenti non potrebbero sopravvivere a temperature sotto lo zero per gran parte dell’anno e che il Dalai Lama mangia pollo perchè ha una malattia che lo debilita ed il suo medico gli ha imposto di farlo.
Resto da Julia per una settimana e nel frattempo inizia la ricerca della casa da affittare fino ad Aprile.
Ricerca che si rivela più difficile del previsto, un pò perché le case che vedo in zona sono troppo care ed un pò perché se non lo sono non incontrano i miei gusti.
Goa è piena di bellissime case portoghesi con il tetto spiovente ed aperto. Per me tetto non sigillato equivale a convivenza con insetti ed animali di ogni tipo, cosa che non mi garantirebbe di dormire sonni tranquilli… so già che salterei in aria ad ogni rumore strano.
Ci sono voluti 11 giorni per trovare quello che cercavo, che per novembre è tanto. Non sto più a Vagator ma tra Anjuna ed il delizioso villaggio di Parra, in un compound verdissimo e silenzioso.
Ho pure la piscina e le guardie all’ingresso che controllano tutti quelli che entrano ed escono.
Una specie di piccolo paradiso dove potere ricominciare da zero.

Vista dalla mia nuova casa ad Anjuna
Ovviamente gli intoppi non mancano; la tv è rotta ma mi interessa molto poco. Non ho i cuscini né i piatti perché li hanno messi in un altro appartamento e le chiavi le ha un tipo che è partito e rientra a fine mese.
Poiché abbiamo il giardino in comune per vendetta gli ho rubato un tavolo e le sedie che aveva fuori.
Internet non andava ma almeno quello l’hanno sistemato. Appena ho cercato di mettere in carica il mio computer ho realizzato che non avevo con me l’adattatore per la presa con tre pin.
Poco male, sono andata a cercarlo e tutti mi hanno comunicato che in India questo tipo di adattatore non esiste. Per dimostrarmelo mi hanno mostrato moderni cataloghi con ogni genere di accessorio mentre io sprofondavo nella disperazione.
Sembrava che l’unica soluzione fosse andare a Bombay, opzione eccessivamente costosa, o modificare la presa per poi ritrovarmi in Italia con lo stesso problema.
Poi ti ricordi che sei in India, che è impossibile, che a tutto c’è rimedio.
E ti ricordi di un micro negozio fornitissimo a Mapusa, una cittadina a venti minuti da qui.
Si chiama Djs, in zona lo conoscono tutti e mentre il commesso mi fa segno di no con la testa, un no secco che non lascia dubbi, il titolare scocciato ha tirato fuori da una scatoletta un adattatore perfetto che ho pagato 70 centesimi di euro.
Ah Ganesha, se non ci fossi tu!
Come faremmo senza Ganesha? 🙂
Buona permanenza nel tuo piccolo paradiso e soprattutto buona ripartenza da zero!
Grazie Silvia, è dura ma voglio provarci! L’invito è sempre valido,eh… 😉