Goa, il monsone e le zanzare
Ah, le zanzare! Non credo esista insetto più fastidioso al mondo, ed alzi la mano chi non ne ha mai uccisa una. Forse solo i monaci buddisti non l’hanno mai fatto in vita loro.
Noi, esseri umani non illuminati, pur di liberarcene faremmo di tutto. Specialmente se vivi in un posto colpito dal monsone per quattro mesi l’anno e che ti regala una terribile routine. Quella di essere letteralmente aggredita e mangiata viva da nugoli di zanzare tra le 18 e le 20. Impensabile per me vivere senza zanzariere a porte e finestre o uscire in quella fascia oraria senza ricoprirmi di Odomos.
L’Odomos è un repellente locale nonché uno dei pochi che funziona perché ha una percentuale di deet, l’agente chimico che le respinge, talmente alta da essere vietata in Europa.
Il DEET è un principio attivo che si trova nelle formule di molti repellenti. I repellenti sono un po’ come gli strumenti usati per disturbare i radar. Ad attirare verso di noi molti insetti, tra cui le zanzare femmine adulte, è l’odore dell’anidride carbonica (CO2) che espiriamo. I repellenti colpiscono i recettori olfattivi degli insetti molesti, rendendo loro difficile il compito di riconoscerci come fonte di cibo.
Quindi regolarmente provo ad usarne uno italiano, giusto per non rischiare il lento suicidio. Ma niente, non funziona, è come se spruzzassi acqua di rose.
Non tutti vengono punti dieci volte in sessanta secondi come succede a me ed io provo una sana invidia verso gli eletti perché diventa invalidante se non puoi uscire durante quella fascia oraria, salvo spalmarti schifezze chimiche addosso. Riescono a pungermi anche attraverso pantaloni lunghi e larghi, a farmi grattare e lamentare per ore.
Il mio urlo “chiudi la porta” ormai è diventato leggendario. Impensabile godermi un bicchiere di vino in giardino al tramonto, neanche lo zampirone mi protegge a Goa.
Allora che fare? Restare vittime delle zanzare? Ma tutti gli altri come fanno?
Ho notato che chi ha la bancarella per la strada, verso le cinque del pomeriggio accende un fuoco che fa un fumo densissimo ed irrespirabile.
Chiedo lumi e scopro che bruciano fibre di cocco per tenere lontane le zanzare. Urge capire come funziona.
La noce di cocco, oltre ad essere squisita da bere e mangiare, è un frutto dalle mille risorse e tra le sue proprietà, ha quella di tenere lontane le zanzare.
Nella tradizione induista si bruciano fibre di cocco per la puja, dentro una palla di terracotta bucata in più punti e sorretta da una catena che la fa oscillare. Che è esattamente l’oggetto che vedo agitare fuori dai negozi.
Ho il giardino pieno di alberi di cocco e le noci cascano ovunque all’improvviso, cosa estremamente pericolosa, ma tant’è che funziona così. Perché non provare? Ho chiesto in prestito ad un giardiniere un piccolo machete per tagliare la noce in due e dentro ci ho trovato una noce più piccola, sembrava il regalo dell’uovo di pasqua.
La noce piccola contiene pura acqua di cocco che è estremamente salutare, la noce esterna, quella più grande, è piena di fibra. Bisogna spellarla con un coltello piuttosto grosso, mettere la buccia dentro una ciotola di terracotta e bruciarla.
In realtà per farle prendere fuoco serve anche della carta perché da sola brucia molto lentamente. Una volta creato un piccolo falò, si sprigiona un fumo densissimo che ucciderebbe chiunque, anche le sacre mucche.
Il fumo è così soffocante da impedire a chiunque di respirarlo quindi si, funziona. A patto che voi vi mettiate nella direzione opposta, o rischiate un’intossicazione.
La verità è che non ho risolto il problema, è una procedura lunga se non si ha manualità nel tagliare la noce di cocco, ma è la tecnica che viene usata da decenni nei villaggi e nelle campagne per allontanare i detestabili insetti che mi perseguitano ovunque vada.
Non resta che aspettare che anche questo monsone finisca per godermi un tramonto in santa pace!