La storia di Blackie, il cane randagio che invece si era perso.
Nel compound dove abito a Goa ogni tanto arriva un cane randagio affamato. Che si aggiunge a scimmie, gatti, scoiattoli, uccelli variopinti, cobra – ahimè – ed una strana specie di iguana erbivora.
Con i miei vicini abbiamo sempre un gran da fare, cuciniamo e nutriamo quelli che possiamo. Shannagh, una ragazza Irlandese che lavora all’Animal Rescue Center, ogni tanto comunica eventi straordinari e loro corrono ad aiutare.
Una volta era per la baby scimmia attaccata dai cani da vegliare giorno e notte, scimmia che poi è morta. Un’altra, un cane randagio investito al quale hanno dovuto amputare una gamba, per la riabilitazione.
E’ ancora nel compound, coccolato da tutti, si è ripreso alla grande e corre esattamente come prima. Ma adesso andrà reinserito nel suo gruppo e la signora che l’ha in casa già si dispera.
E’ dura, sono tanti, troppi e tanta gente torna in Europa durante i monsoni. Ivan mi ha già fatto notare che durante l’estate sono tutti magrissimi perché non ci sono turisti e molti ristoranti chiudono.
Quando sono arrivata a Novembre, un altro vicino inglese, John, passeggiava spesso per il giardino con un dolcissimo cane nero che non si faceva avvicinare da nessuno tranne che da lui. Era arrivato un mese prima e lui se ne prendeva cura.
Me ne sono innamorata, sembrava terrorizzato da tutti e tutto e ho cercato di fare amicizia. Ho impiegato un mese per poterlo accarezzare ed un altro per farlo stare in casa con me.

Blackie
John ha deciso di chiamarlo Blackie. Tutte le volte che usciva, Blackie veniva a trovarmi. Nell’ultimo mese ho trascorso intere serate a casa, seduta a terra con lui che dormiva sulle mie gambe, finalmente rilassato.
Amo i cani diffidenti che hanno bisogno di tempo prima di potersi fidare, specialmente qui dove spesso vengono trattati male.
A Natale vado a Bombay per trascorrere qualche giorno con Ivan e quando torno lo trovo davanti la porta di casa. Disperato. Appena prendo lo scooter per uscire mi viene dietro correndo. A quel punto mi rendo conto che non è un cane randagio, che ha paura di essere abbandonato e che non sa stare per la strada.
Corre in centro alla strada, non scansa le macchine e rischia seriamente di essere investito nonché sbranato dai branchi di cani che incontriamo.
Lo riporto a casa, John mi conferma che lo fa da qualche giorno anche con lui e che è preoccupato. John ha perso la moglie lo scorso anno e per lui ormai è una compagnia che lo distrae.
Il giorno dopo non mi molla un secondo, fa finta di dormire e controlla tutti i miei spostamenti con gli occhi semichiusi. Devo andare a fare la spesa e non posso restare chiusa a casa per sempre.
Appena monto sullo scooter mi sta attaccato dietro, decido di farmi seguire fino al supermercato e succede una cosa assurda. Una ragazza lo vede ed inizia a gridare. Lui si volta e le salta addosso felicissimo di vederla.
La ragazza lo fa salire sulla sua moto e va via, io le urlo di fermarsi e la inseguo. Pochi metri e apre un cancello. All’interno tre adulti e due ragazzini che alla vista di Blackie esplodono in una gioia incontenibile.
E’ il loro cane. L’hanno perso quattro mesi fa, hanno messo cartelli ovunque con tanto di ricompensa, l’hanno cercato in ogni posto.
Resto ammutolita dietro il cancello, il padre viene a chiedermi dove l’ho trovato, mi ringrazia. Io sono pietrificata, non riesco nemmeno a parlare. E’ giusto così, deve tornare a casa sua.
John ha pianto. Anche io ho pianto. John non vuole andare a trovarlo, io sono andata. E’ felice, sta bene, è coccolato. E ci manca da morire.