Libri sull’India. Cosa leggere e perchè.
Lungi da me voler recensire libri o libri sull’India, non ne ho le competenze, ma da lettrice compulsiva credo che sia uno dei modi migliori per avvicinarsi alla cultura di un Paese che si vuole conoscere.
Attraverso la lettura, trovo un perché ad eventi storici e, più banalmente, trovo una collocazione fisica di città o regioni mai sentite nominare.
Approcciarsi all’India avendone già letto facilita la comprensione di una cultura totalmente diversa dalla nostra ed attenua lo choc culturale che spesso si ha all’arrivo quando si è impreparati.
Da ragazzina leggevo Kipling ma ammetto che la molla che mi ha fatto appassionare è il secondo capitolo di un libro della Fallaci, “Il sesso inutile”.
Il suo incontro con la Rajkumari, la donna più importante dell’India negli anni sessanta, è ancora oggi così attuale da non sembrare scritto più di cinquant’anni fa.
Anni dopo ho ritrovato la curiosità dell’adolescenza grazie a Terzani.
Non amo citarli nello stesso contesto a causa delle diverse strade intraprese dai due giornalisti durante un cammino che era iniziato in modo simile; quanto ha inciso nell’equilibrio e nella serenità personale il vivere negli Stati Uniti per l’una ed in India per l’altro è sotto gli occhi di tutti.

Il Sultano e San Francesco
La produzione letteraria di classici è tanto vasta quanto poco conosciuta.
Difficile anche da comprendere, come nel caso del Mahabharata – il poema epico più famoso – se non si ha già una base solida di conoscenza della cultura del Paese.
Quali libri sull’India leggere?
Non posso non citare “L’odore dell’India” di Pasolini o “La Città della gioia” di Lapierre; letti più di vent’anni fa, hanno lasciato un solco profondo.
La scrittura contemporanea si è ritagliata una buona fetta nel mercato italiano grazie anche a libri come Shantaram che hanno aperto le porte ad un rinnovato interesse.
E del resto andare al Leopold cafè dopo averlo letto ha tutto un altro sapore.
Parla di Mumbai anche “Giochi sacri” di Vikram Chandra. Inizia come un thriller, prosegue per oltre mille pagine narrando la storia della città e di tutto il subcontinente.
E’ di un italiano, Pierpaolo Dinardo, una breve raccolta di racconti, anche molto divertenti, che si chiama “Maldindia. Perchè non puoi più farne a meno” e che ha spunti interessanti.
Imperdibile il capolavoro di Arundhati Roy, il “Dio delle piccole cose”, dramma familiare e grande storia d’amore anticonvenzionale tra caste diverse. E’ ambientato in Kerala.
La Roy ha da poco pubblicato il suo ultimo libro, “Il Ministero della felicità”. Tutta la storia ruota intorno alla vita di una Hijra a Delhi, il terzo sesso indiano. Lo consiglio vivamente, l’ho trovato bellissimo.
Altro scrittore da seguire è Amitav Ghosh, del quale ho purtroppo letto solo “Le linee d’ombra”, incontro scontro tra cultura inglese e bengalese.
Un ritratto al femminile lo dà Anita Nair con il suo “Cuccette per signora”, sei donne si raccontano durante un viaggio notturno in treno. Delicato ed illuminante.
Per capire i motivi della partizione del 1947 e conoscere la Storia da quel momento fino ai nostri giorni si può leggere “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie.
Alla mezzanotte del 15 Agosto del ’47 gli Inglesi lasciano per sempre l’India, un’infermiera scambia due neonati nelle culle per cambiare le loro vite.
Non è una lettura leggera, ma è senza dubbio esaustiva.
Per letture più facili nello stile ma drammatiche nei fatti, si può provare “Con il sari rosa”, di Sampat Pal. Storia di una ragazzina di 12 anni data in sposa ad un uomo più grande di lei.
O “Il quaderno azzurro”, la storia di Batuk venduta a nove anni dalla famiglia ad un bordello di Mumbai. Scritto da James A. Levine dopo l’incontro con una baby prostituta del quartiere a luci rosse.
Se vuoi approfondire guarda questi film.
“Cosa ha capito in prigione, Rajkumari?”
“Ho capito che tutte le donne sono uguali nel mondo e che vogliono le medesime cose: una famiglia, una casa, i soldi per campare, la libertà. Ho capito che le indiane hanno subìto nella ricerca di quelle cose il più drammatico cambiamento che le donne di un paese abbiano mai subìto. Io non so se questo le renda più felici o infelici, ma di una cosa sono certa: non sono più innocue farfalle. Sono farfalle di ferro.”
- Rajkumari Amrit Kaur, politica indiana arrestata diverse volte, intervistata nel 1960 da Oriana Fallaci.
- Le farfalle sono le donne indiane in sari, per via del movimento dei lembi dell’abito.