Omosessualità in India. Si apre uno spiraglio.
L’ omosessualità in India è un tasto dolente poiché considerato ancora reato penale.
Le grandi battaglie civili condotte a favore di lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno liberato solo gli Hijra, dei quali ho già scritto.
Nel 2009 l’Alta corte indiana aveva depenalizzato l’ omosessualità. Nel 2013 la Corte suprema ha ribaltato il verdetto dichiarandola reato punibile fino all’ergastolo.

Manifestanti al Gay Pride di Bangalore – Foto credit Il Grande Colibrì.
The Indian Times ha raccontato di recente l’ennesima storia di violenza contro una coppia gay di Calcutta.
La famiglia di uno dei due, per “redimere” il peccatore, ha addirittura ingaggiato un gruppo di persone per torturarlo fisicamente e mentalmente.
Il giovane si è rivolto ad un’associazione locale di LGBT che è riuscita ad ottenere un ordine restrittivo per i parenti coinvolti.
In Italia è inutile stupirsi, è di poco tempo fa la violenta aggressione di una coppia a Bari – ma poteva accadere ovunque – da parte di un branco. Per fortuna nella zona c’erano le telecamere attive e gli aggressori sono stati riconosciuti ed arrestati.
La mitologia induista è piena di riferimenti ad orientamenti sessuali diversi dall’eterosessualità. Nel Kama Sutra in più di un’occasione vengono citati rapporti tra due uomini.
Le divinità indiane spesso cambiano identità sessuale o ne sono prive.
Il famoso eroe del Mahabaratha, Arjuna, che fu maledetto e trasformato in transgender, si vestiva e comportava come una donna.
Shiva viene attratto dalla maga Mohini che altro non è che il dio Vishnu e con lui ha un figlio.
Agni, il dio del fuoco, in più occasioni ha rapporti omosessuali.
Nei Veda e nel Bhagavata Purana altre due divinità maschili, Mitra e Varuna diventano una coppia di genitori.
I giovani indiani usano per cultura camminare con i fratelli o con gli amici del cuore mano nella mano, cosa che ad un turista poco informato può sembrare tutt’altro. Diverso è il caso delle coppie etero, i contatti o le manifestazioni d’affetto in pubblico non sono ben viste.
L’Islam prima e la colonizzazione britannica dopo cambiarono del tutto il volto al Paese.
Il codice penale indiano venne modificato nel 1860 dagli inglesi con l’introduzione del reato di omosessualità, reato che già in Inghilterra era in piedi sin dal XIV secolo e che fu abolito solo nel 1967.
Pensate che in Italia era stato abolito ovunque nel 1887 con il codice Zanardelli a condizione che restasse in forma privata.
La realtà odierna in India vede più di due milioni di gay dichiarati che nelle città moderne, come Delhi e Mumbai, vivono insieme e si sposano con cerimonia induista e con la benedizione delle famiglie. A leggere i giornali locali, pare che le più grosse resistenze arrivino da musulmani e cattolici.
Tutto il resto del Paese nega violentemente l’omosessualità, motivo che impedisce ai gay di esporsi. Le violenze sono all’ordine del giorno e provengono per lo più dal nucleo familiare.
Un mio amico di Calcutta, che ormai vive nel Goa, da ragazzino è stato molestato e violentato da un uomo più grande amico del padre. Porta ancora cicatrici di frustate sulla schiena. Non ha mai avuto il coraggio di raccontarlo a casa.
Gli ho fatto notare che la madre probabilmente lo sa anche se fa finta di non capire. Mi ha garantito che lei non ha idea di cosa sia l’ omosessualità.
Non so come sia possibile ma non escludo che ad un anziana coppia Bengalese non venga nemmeno in mente.
Le mie esperienze dirette nel Goa, che da questo punto di vista è più liberale, raccontano di uomini che si trasferiscono qui per potere condurre una vita tranquilla, senza lo spauracchio dell’aggressione quotidiana.
Le feste gay a Bombay non hanno nulla da invidiare a quelle di New York ma Bombay è anche la città dove io non posso dormire con Ivan in albergo perché lui è Indiano e non siamo sposati.
E’ di gennaio 2018 la notizia riportata dal giornale inglese Independent che titola “la Corte accetta la possibilità di riesaminare la validità dell’artico 377 del codice penale che condanna con l’ergastolo l’omosessualità”.
Accetta la possibilità di riesaminare la validità… La vedo come una cosa lontana, anche soltanto per l’espressione usata.
Ma nel frattempo, mentre spero in un’illuminazione di massa dei giudici, porgo il mio saluto in Konkani alla comunità omosessuale indiana. Deo Bore Korù – non ho idea di come si scriva, questa è la pronuncia.
Che Dio vi protegga. Tutti.