Come fai a stare tutti questi mesi in India?
Trascorrere mesi all’estero. Post per quarantenni.
L’ India, ma tutta l’Asia, andrebbero gustate con calma assecondando i tempi lenti del continente.
Una vacanza mordi e fuggi non consente di capire appieno la bellezza e l’assoluta diversità di questi Paesi affascinanti.
Il resort di lusso, l’albergo a 5 stelle, le escursioni blindate non ti regalano l’essenza di un Paese.
I miei primi viaggi li facevo lunghi perché avevo dei contratti stagionali che mi consentivano di mettere soldi da parte per trascorrere poi del tempo all’estero.
L’arrivo del contratto a tempo indeterminato mi ha relegato per anni nel ruolo passivo di turista da due settimane di ferie.
Con l’unica fortuna che in quanto dipendente aeroportuale, le ferie arrivavano in bassa stagione.
E’ una sorta di trappola che ti consente di vivere in modo decoroso se il tuo obiettivo è creare una famiglia ma se la testa è indirizzata all’esplorazione del resto del mondo ti tarpa le ali.
Poi un giorno mi sono detta… ma se sei sola e non hai figli perché non continui a viaggiare come quando avevi vent’anni?
Averne più di quaranta non deve essere limitante, mai.
Anzi, hai avuto modo di capire chi sei e cosa vuoi, di sapere che vuoi viaggiare più di ogni altra cosa e magari innamorarti dell’ India e non poterne più fare a meno.
Sono scelte di vita, per carità, ma se ti manca l’aria nella tua città e hai bisogno di altro vattelo a prendere.
Non esistono solo le ferie, nelle grandi aziende esiste anche l’aspettativa non retribuita.
E’ una fortuna da “grande azienda”, lo so bene, ma se ce l’hai perché non approfittarne?
Spesso siamo così indotti dal dover fare tutti le stesse cose per forza che nemmeno ti viene in mente.
Siamo convinti che quella è l’unica opzione di vita che hai. Che rinunciare allo stipendio per sei mesi sia folle. Che abbandonare le certezze per un pò sia da pazzi.
Invece è possibile staccare e prendere boccate di ossigeno, anche lunghe.
Per me l’ India è la boccata di ossigeno.
La pensione la percepirò tra vent’anni, ma davvero devo vivere in funzione di questo e preoccuparmene ora?
Ho letto da qualche parte che un insegnante di yoga a Bali ha suggerito ad una ragazza italiana di vivere la sua vita fatta di lavoro, stress, noiosi aperitivi, traffico e corse come una non vita in attesa delle vacanze.
Non sono d’accordo anche se è condivisibile; undici mesi di non vita – e io ne ho alle spalle anni – non possono essere il mio obiettivo futuro.
Preferisco non uscire per dieci mesi, risparmiare il più possibile, non comprare roba inutile.
E con roba inutile intendo vestiti, ultimo modello di smartphone col vecchio che funziona benissimo, tv gigante, ennesimo paio di scarpe.
E poi concordare con il capo un lungo periodo di aspettativa e tornare a vivere.
Il libero professionista è più penalizzato sui tempi lunghi ma se si organizza bene può staccare più spesso durante l’anno, fosse anche solo per 4 giorni ogni volta.
Se non si è più ventenni o trentenni, si può delegare senza farsi investire dall’ansia. Ne va della tua salute psichica prima che fisica.
E poi ci sono loro, i nomadi digitali, verso i quali ho un’invidia sviscerale perché decidono di lavorare da remoto ovunque essi siano.
Anche qui non è tutto oro quello che luccica, può capitare di dover lavorare giorno e notte senza riposo ma fai una cosa per te e fai una cosa che ti piace, è una stanchezza diversa.
Te lo dice una che lavora come dipendente da ventotto anni; non è un caso che moltissimi dei nomadi digitali che conosco si siano licenziati per mettersi in proprio.
E voi come la pensate?
Io la penso come te! 🙂
Anche io dipendente a tempo indeterminato, da pochissimo quarantenne, e per di più senza possibilità di aspettativa (chiesta, prima concessa e poi negata, poi mai più concessa…).
Per fortuna negli anni anche io sono riuscita a ritagliarmi piccoli spazi per passare del tempo in Asia, fra viaggi e volontariato, ma ora non mi bastano più.
Completamente d’accordo sul fatto di “chi ce lo fa fare” di vivere per lavorare (e pensa che a me il mio lavoro piace pure!), anche se è difficile uscirne. Diciamo che anche io ci sto provando!
E’ difficile uscirne, è un circolo vizioso. Ti servono soldi, lavori, parti e ricominci. Anche a me il mio lavoro piace, e molto, ma quando inizi a trascorrere undici mesi in apnea ti rendi conto che qualcosa non torna 🙂 Una possibilità dovremmo darcela tutti, senza fare cose troppo avventate dato che non abbiamo più vent’anni. Vedrai che appena arriverà il momento giusto lo saprai riconoscere e cogliere! Ti aspetto a Goa!! Magari ci viene un lampo di genio insieme 😉
Leggere i tuoi racconti è meraviglioso ❤️
Anche tu hai l’aspettativa 🙂