La storia d’amore di A., storia di un matrimonio combinato.
Voglio raccontarvi la storia d’amore di A. Perché è la storia di un matrimonio combinato che è iniziato in modo surreale. E perché è una storia goana anni ’60.
La storia d’amore di A. inizia nel 1962, anno dell’indipendenza di Goa dalla dominazione portoghese. A. è una delle mie vicine di casa, è una distinta signora cattolica di 78 anni, ne dimostra dieci di meno, è vedova ed è nata a Ponda nel 1940. A. trascorre sei mesi l’anno a Goa e gli altri sei in Inghilterra, dove vivono i suoi due figli.
Mi ha raccontato la sua storia d’amore un caldissimo pomeriggio d’aprile, al tramonto, mentre eravamo a mollo in piscina e mentre lei, con elegantissimo costume intero nero e cuffietta, nuotava avanti e indietro.
In realtà l’ho torturata, l’ho implorata di raccontarmela. Alla fine si è decisa e quando le ho detto che avrei voluto scriverne, mi ha fatto promettere che non avrei detto il suo vero nome.
Non so perché, ma avevo la sensazione che nascondesse un passato originale.
Nel 1962, A rimane orfana e la custodia passa al fratello del padre che mette lei e le sue sorelle più piccole a studiare in un convento di Ponda. Mi dice che ricorda perfettamente i bombardamenti e di quando si nascondevano in un bunker sotto la chiesa. Ricorda l’arrivo dei soldati indiani per liberare Goa ed il giorno che i portoghesi lasciarono la colonia.
“Devi capire che noi eravamo Portoghesi a tutti gli effetti, avevamo il passaporto portoghese e avevamo studiato in portoghese, nessuno di noi parlava Hindi e nessuno di noi cattolici voleva diventare Indiano. Migliaia di goani lasciarono Goa per trasferirsi in Portogallo. Quasi tutti i miei parenti sono ancora lì”.
Nello stesso anno, un facoltoso imprenditore di Anjuna che lavorava da dieci anni nel Malawi, rientra a Goa deciso a prendere moglie. Quando la madre dà la notizia, la zia di A. propone la nipote a sua insaputa. In realtà fioccano le proposte e la lista si allunga.
Quando lui arriva ad Anjuna la madre gli mostra l’elenco e gli chiede di sceglierne una.
“Mamma, non lo so, non le conosco, scegli tu per me”.
La madre chiude gli occhi, punta il dito e l’indice finisce sul nome di A.
La storia d’amore di A. inizia così. Mentre mi racconta ulteriori dettagli ride con le lacrime, ha uno stupendo senso dell’umorismo ed in effetti viene da ridere pure a me, anche se c’è poco da ridere.
Il giorno seguente, il futuro sposo si mette in macchina e si dirige a Ponda che dista più di due ore da Anjuna, all’epoca ci voleva il doppio del tempo. Vicino al convento esisteva un ristorante rinomato per l’ottimo cibo, fa una sosta lì per pranzo, beve per farsi coraggio ma beve tanto da ubriacarsi. Nel pomeriggio decide di tornare indietro senza incontrarla. La settimana seguente ci riprova ma ricade nella stessa trappola. Finalmente, al terzo tentativo, trova la forza di presentarsi in convento.
“La madre superiora mi viene a chiamare e mi dice che c’è una persona che vuole parlarmi. Appena arrivo nella stanza dei ricevimenti mi trovo davanti un uomo altissimo, ben vestito e molto bello che mi guarda e mi chiede all’improvviso se voglio sposarlo. Terrorizzata gli rispondo di no. Lui gira i tacchi e va via. I miei zii la prendono malissimo e mi rimproverano tutti, pure le suore. Io avevo 22 anni ma non sapevo niente dell’amore e non mi interessava. Incredibilmente, la settimana successiva, l’uomo si ripresenta con la madre, con la cognata e con la nipote. Io ero abbastanza disturbata dalla visita ma ero stata ripresa per la mia sfrontatezza da tutta la famiglia, quindi mi costringo ad essere gentile ed accomodante. Non ho ben capito cosa è successo dopo, ma nel giro di tre mesi ero sposata con quell’uomo.”
La storia d’amore di A. prosegue in Malawi, dove si trasferiscono subito dopo il matrimonio, che all’epoca era sotto il controllo degli Inglesi. Vivono in una grandissima villa in collina vicino al lago. A. frequenta la chiesa, fa volontariato e nel frattempo ha due figli.
Quando, dopo dieci anni, vanno a vivere in Inghilterra, A. mi confessa che l’impatto è stato durissimo. Per più di trent’anni aveva vissuto in mezzo alla natura, al caldo, circondata da animali liberi, senza traffico e respirando aria pulita. Lo stesso trauma che ebbero migliaia di Inglesi nati in India durante il Raj e che furono poi costretti ad abbandonarla dopo il 1947.
Il marito di A. è passato a miglior vita da un pò, sono stati insieme per quasi 50 anni. Lei adesso trascorre l’inverno a Goa e torna dai figli durante i monsoni. La mattina che aspettavo il taxi per tornare in Italia, mi ha chiamata e mi ha invitata in casa. Ha preso un vecchio album di fotografie in bianco e nero, e mi ha mostrato le foto del matrimonio, le foto del Malawi, le foto della famiglia.
Mi è sembrata nostalgica, le ho chiesto “Ma allora lo amavi?” – “E’ stato un buon marito” – “Si, ma lo amavi?” – “E’ stato un buon padre”.
Ok, ho capito, è stato un buon compagno ma non lo amavi. Chissà se in questi 50 anni ti sei mai innamorata di qualcuno, ovviamente non me lo dirai mai. Io ti vedo serena e felice, mi piace pensare che la tua vita è stata piena e che anche tu abbia avuto un grande amore, di quelli che non ti fanno dormire e che ti sconvolgono i sensi. Tu sorridi sarcastica, chissà che cos’altro mi nascondi.
UPDATE
A. non c’è più, ci ha lasciati nel Dicembre nel 2019 a causa di un cancro contro il quale combatteva da un anno. RIP amica mia.