Tumbdi Surla Temple ed il Bhagwan Mahaveer National Park.
Durante il mio soggiorno alla Dudhsagar Spice Plantation and Farm ho approfittato del tempo libero per vedere più cose possibili al confine con il Karnataka, incluso il Tumbdi Surla Temple. Sono lungo i ghats occidentali, il monsone sta per finire e le giornate sono fresche e limpide.
Per ghats occidentali si intende la catena montuosa che attraversa il sud dell’India dal Maharastra al Kerala.
La Farm è giusto vicina a Mollem, ci impieghiamo circa mezz’ora in scooter. Dal villaggio di Mollem, dove in realtà non c’è nulla da vedere, si accede al Parco Nazionale Bhagwan Mahaveer.
L’accesso è indicato da un cartello e da una sbarra sollevata dove staziona un guardiano disinteressato al traffico che gli scorre davanti. Proseguiamo all’interno del parco nazionale che altro non è che giungla attraversata di continuo da branchi di scimmie. Avevo letto della presenza di animali selvaggi all’interno, pantere incluse, e mi sono chiesta per tutto il tragitto se fosse una cosa vera. Voglio dire, le mucche pascolavano come sempre beate ed io comunque ero in moto e facile preda di attacchi.
Ma se ci attacca un felino, il prossimo ospedale decente dov’è? A Panjim, due ore se tutto va bene. Interessante. Ma di felini neanche l’ombra, anche se continuano a scorrere cartelli che ricordano che gli animali selvaggi hanno la precedenza sui mezzi di trasporto.
Il tragitto fino al Tumbdi Surla Temple è bellissimo, verde come non mai dato che è settembre. Attraversiamo fiumi dall’acqua inspiegabilmente cristallina, dove a tratti gruppi di donne fanno il bagno o fanno il bucato sbattendo i panni sulle rocce. Ci siamo fermati ad osservarle, ero con Ivan e sono corse a nascondersi. Mi è dispiaciuto per loro, per avere interrotto un momento così intimo.
Le scimmie continuano ad attraversare la strada incuranti della nostra presenza, anzi sembra quasi che lo facciano apposta a passare un secondo prima di noi, con il rischio sistematico di farci cadere. Ma noi siamo solo ospiti e cerchiamo di adeguarci.
La strada termina in un largo spiazzo proprio all’ingresso del Tumbdi Surla Temple. Sul lato destro hanno montato quattro stalls, che sono dei piccoli baracchini dove è possibile bere o sgranocchiare qualcosa. Alle spalle del tempio, circa tre chilometri più a nord, nascono le cascate che attraversano poi questa parte del parco.
Un sentiero laterale traccia il percorso, proprio vicino al cartello che indica che è proprietà privata e che è vietato l’accesso. Ashok, della Farm dove alloggiamo, ci ha spiegato il percorso cosi: fate tutto l’opposto di quello che c’è scritto. Si accede da dove è vietato, si segue il sentiero e si incontrano due bivi. In entrambi i casi, se il cartello dice a destra andate a sinistra e viceversa. Tempo stimato di percorrenza, un’ora e trenta minuti.
Poiché già dopo 100 metri ho iniziato ad intravedere grossi serpenti che strisciavano ai lati, ho rinunciato e sono tornata indietro, proprio non fa per me. Quindi non so quanto sia vera la spiegazione di Ashok, ma davanti gli stalls è pieno di locali che si propongono come guida. Ci hanno chiesto 700 rupie in due, ma Ivan parla Konkani, non so se è dipeso da questo.
Il Tumbdi Surla Temple sembra adagiato su un bellissimo giardino perfettamente curato, nel bel mezzo della giungla, ed è in perfette condizioni. Devo dire che sono rimasta senza parole, non me l’aspettavo così. C’è un silenzio surreale, senti solo il rumore del fiume che scorre ed il canto degli uccelli. Tutta la zona è pulitissima, non c’è nemmeno un pezzettino di carta per terra. L’ingresso è libero ed i cancelli vengono chiusi alle 17.
Il tempio più antico di Goa risale al XII secolo e si è salvato proprio perché è ben nascosto dalla vegetazione. Risale al periodo della dinastia dei Kadamba ed è unico esempio architettonico in stile chiamato Kadamba-Yadava.
E’ un piccolo capolavoro dedicato a Shiva, con le pareti riccamente intagliate dal basamento al tetto. Un Nandi Bull, il mezzo di trasporto di Shiva, ti accoglie nel cortile esterno. Le immagini del dio sono scolpite nella roccia insieme ad un piccolo Ganesha.
All’interno, protetto da una grata chiusa, un Lingam fa bella mostra di sè, circondato dalle offerte dei fedeli. Sul lato esterno del tempio, in linea d’aria con il Lingam, un canale di scolo in pietra che serviva per far scivolare via il latte usato per pulire il sacro idolo.
E’ una di quelle rare occasioni che ti fanno percepire la spiritualità di un posto, forse perché non c’è nessuno e sei costretto a parlare a bassissima voce per non disturbare la natura intorno a te.
Lungo la strada avevo adocchiato un ristorante all’interno dell’unico resort del Parco Nazionale, il Nature’s Nest. Il posto è molto carino, pulito ed il cibo è ottimo. Due piatti di Fish curry rice, porzioni enormi, una birra ed una bottiglia d’acqua 400 rupie, circa cinque euro.
Come raggiungere il Tumbdi Surla Temple ed il Parco Nazionale.
Il tempio dista circa 70 chilometri dalla capitale Panjim percorribili in auto in un paio d’ore. Bisogna seguire le indicazioni per Ponda prima e poi per Mollem.
E’ necessario un mezzo di trasporto per attraversare il parco, la soluzione migliore è quella di prenotare un tour o alloggiare in una delle Eco-Farm presenti nella zona che prevedono sempre escursioni, sia al Tempio che alle più famose cascate Dudhsagar.
Il periodo migliore per visitarlo secondo me va da settembre a dicembre, quando le piogge scemano, le giornate sono fresche e la natura da il meglio di sè.